giovedì 4 ottobre 2012

Hunger games e politica


Gli Hunger Games
delle primarie

Sono partiti in anticipo gli Hunger Games della politica. Nel libro di Suzanne Collins e nel film post-apocalittico di Gary Ross la nazione di Panem succede agli Stati Uniti d’America dopo una catastrofica guerra civile e mantiene la soggezione del popolo dei produttori ad una corte/casta di Capitol City, col rito annuale degli Hunger Games.
Nell’anniversario della rivolta repressa nel sangue tutti vengono costretti a rievocarla con un filmato e sacrificare due giovani per distretto (qui uno solo), detti “i tributi”, costretti a battersi tra loro fino alla vittoria di uno soltanto. Le regole del format possono essere cambiate e lo scenario può mutare sulla base delle indicazioni di una potente regia occulta: la finalità è mantenere l’equilibrio sociale soffocante e la sottomissione dei distretti.
Senza esagerare con le analogie o allusioni, certo è che mai come adesso il rito elettorale avviene tra le rovine. Nel film il rito si apre a sua volta con un film che rievoca la rivolta e la nemesi. Qui potrebbe essere un medley della Gabanelli sul peggio della Casta o il meglio di Santoro e Formigli.
All’avvicinarsi delle elezioni, primarie o secondarie, basta che la gente ci creda, è già in corso lo scontro (anche) simbolico, cui partecipano, in crescendo di trovate, anche i “comunicatori” o i “consulenti per il look” e antichi vincitori frustrati. Figure ormai immancabili, ma dall’utilità drammaticamente controversa di questa Italia tribale. Tutti allenatori dei “tributi” cercando il colpo di scena, il rovesciamento o il consolidamento delle aspettative su un terreno sempre più friabile. Ai maxischermi collaborano telefonini e tablet e qualche milione di desktop di perdigiorno.
Per ora sono in lizza pochi “tributi-guerrieri”: dal distretto dell’Usato Sicuro, anche detto delle Terre Pratiche, c’è Pierluigi Bersani. Pier è troppo consigliato e le sfumature delle diverse scuole si intrecciano e si perdono. Tira su le maniche tira giù le maniche, più lavoro, più onestà. Il coach tradizionale Di Traglia, due agenzie di creativi, responsabili di web plurimi e contrastanti, la bionda Geloni la cui somiglianza a “Vulvia” di Guzzanti è impressionante, litiga on line con quasi tutta la stampa e fa un fracasso insopportabile. Anche per questo Pier risulta un po’ appesantito ma esperto, risente degli effetti di un territorio dove la saggezza della zolla e il dinamismo della manifattura locale sono ormai imbolsiti, arenati non nella crisi di risorse materiali, ma di spirito d’intrapresa.
Matteo Renzi del distretto urbano dell’Arte e della Tecnica, conosciuto come Regno della Fettunta, giovane sorpresa, maneggia le armi della comunicazione quasi da solo e lavora con tecniche orientali sugli squilibri degli altri. Il fiato, l’età e gli allenamenti sanguinosi nelle primarie locali a regola variabile (tutti contro uno) lo hanno temprato. Parte in svantaggio ma velocissimo. Lo sprint d’avvio consuma fiato e soprattutto energia, non quella del camper ma quella per trovare almeno una idea nuova a settimana nel format di combattimento. Renzi è fortunato finora perché i depositi delle dichiarazioni del nemico sono ricchi di ogni ben di Dio per le sue intemerate. Un Penati al giorno potrebbero levare Bersani di torno.
La Puppato dal distretto Nord Est, anche detto Riserva delle Femmine, è di quelle che su Hunger Gamesmuoiono al primo scontro attorno alla “cornucopia”, deposito iniziale di armi e rifornimenti dove tutti s’avventano finendo ammazzati prima di partire magari da uno scarto del giovane comunicatore Civati, della arrugginita Concita o dell’inafferrabile Scalfarotto.
Nichi Vendola, Re delle favole delle Terre del Tacco che dubita a scendere dal suo piedistallo in arena e sa che potrebbe saltare su una mina giustizalista, esitare nella narrazione ed esplodere sullo stesso piedistallo per non averlo abbandonato, o spegnersi nel cono d’ombra del ballottaggio: mai in silenzio, rendendo il suo sacrifico al guerriero del distretto delle Terre Pratiche. Il suo consulente di immagine è fermo al barocco leccese di sinistra. Non capiranno i suoi allarmi e gli sponsor saranno avari di “aiuti” nel torneo.
Vince chi sopravvive.